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Dolore al seno : Quando preoccuparsi e a chi rivolgersi

Quali sono i tipi di dolore al seno

La mammalgia più comunemente conosciuta come dolore al seno interessa la maggior parte del sesso femminile e può essere dovuta a cause svariate. Molte volte i sintomi non nascondono nulla di preoccupante anche se viene vissuta con un’apprensione eccessiva. Inoltre, non è sempre immediato individuare la causa del fastidio.

In questo breve articolo cercheremo di capire quali sono i divrsi sintomi di dolore alla mammella e di scoprire le cause che ne derivano.

La mammalgia può presentarsi sotto forma di dolore acuto o lieve e può portare a:

  • gonfiore;
  • tensione della superficie mammaria;
  • dolore localizzato o diffuso ad entrambe le mammelle.

Si tratta di una sintomatologia molto variegata che può durare per un breve periodo o persistere nel tempo.

Quali possono essere le cause

Occorre anzitutto fare una distinzione tra dolore mammario legato al ciclo mestruale e quello ciclo-indipendente.

La mastodinia ciclica è la principale causa del dolore al seno e si verifica, generalmente, nella settimana che precede le mestruazioni. Il dolore coinvolge entrambe le mammelle, anche se può essere monolaterale; il fastidio tende a scomparire insieme alla diminuzione del flusso sanguigno.

Nella maggior parte dei casi, il dolore coinvolge inizialmente la porzione superiore del seno e, dopo essersi diffuso in tutta la mammella, si irradia fino alle ascelle. Generalmente, questo dolore colpisce le donne con età maggiore di 35 anni, anche se si registrano casi di mastalgia ciclica anche tra i 14 e i 15 anni.

Non sono state ancora scoperte le cause che determinano il sopraggiungere di questi dolori ma alcuni scienziati della materia ritengono che sia dovuto ai cambiamenti ormonali che si verificano durante le mestruazioni.

Le donne che soffrono di mastodinia ciclica dicono di provare gonfiore, turgore, tensione mammaria e una sensazione di pesantezza. Fortunatamente, non è nulla di patologico e non ci si deve preoccupare. Tuttavia, per alcune donne risulta essere molto fastidioso tanto da non poter toccare il seno, poiché il gesto provocherebbe dolore. La mastodinia ciclica dura per tutta l’età fertile della donna e termina con l’insorgenza della menopausa, ovvero con la cessazione del ciclo mestruale.

Nel caso in cui il dolore persista anche nel periodo di post-menopausa, le cause possono essere differenti. Per esempio, una donna che nel periodo fertile ha assunto contraccettivi orali può avere un peggioramento del disturbo.

Anche l’attività fisica può essere un elemento importante nell’aumento dei sintomi.

Le donne che praticano sport in cui vengono sollecitati maggiormente braccia e pettorali, dicono di provare un dolore più intenso rispetto ai periodi in cui non praticavano attività fisica. Persino il running, il jogging e l’attività sessuale possono intensificare il dolore alle mammelle. E’ stato osservato, inoltre, che l’assunzione di ipertensivi o antidepressivi può interferire con il dolore alla mammella.

La mastodinia non ciclica è una forma di dolore alla mammella che non è in relazione con il ciclo mestruale. Questa può essere caratterizzata da cause più svariate. Può presentarsi improvvisamente per un breve periodo, oppure può perdurare nel tempo. L’imprevedibilità della patologia può creare degli allarmismi nelle donne che ne soffrono, poiché la prima cosa che si pensa è il tumore alla mammella. In realtà, nella maggior parte dei casi, l’insorgenza del dumore al seno è più subdola e non viene percepita attraverso il dolore.

La sintomatologia può essere lieve o acuta, localizzata o diffusa ad entrambe le mammelle. Per quanto riguarda le cause, queste possono essere dovute a:

  • farmaci contraccettivi, antidepressivi o quelli usati nella menopausa;
  • ingorgo mammario che può verificarsi dopo il parto per il ristagno del latte nelle ghiandole mammarie;
  • mastite (infiammazione delle ghiandole mammarie);
  • tumore al seno;
  • traumi come interventi chirurgici, lesioni o incidenti;
  • reggiseno, anche i ferretti, causando una pressione sul tessuto mammario, possono indolenzire la parte.

Oltre a queste cause, vi sono delle patologie che possono essere confuse con la mastodinia non ciclica:

  • herpes zoster a livello delle mammelle, dolore che scompare con l’impiego di farmaci antivirali;
  • dolori osteoarticolari;
  • costeocondrite, un’infiammazione della porzione della cartilagine che unisce le coste allo sterno.

Se persiste dopo quanto tempo preoccuparsi?

I dolori al seno possono essere causati da fattori estremamente diversificati tra di loro e ci si deve preoccupare nel caso in cui vengano prodotte secrezioni lattiginose o verdastre a livello del capezzolo o quando il dolore persiste per diversi giorni, senza mai attenuarsi.

In questi casi è necessario recarsi dal proprio medico curante per farsi prescrivere esami più accurati.

Alcuni studi statistici hanno rivelato che la maggior parte delle donne che presentano mammalgia (70%) sono affette da mastopatia fibrocistica. Si tratta di una condizione benigna che interessa donne tra i 30 e i 50 anni di età. L’origine della condizione patologica si deve ricercare in una produzione alterata della concentrazione ormonale durante il periodo mestruale. Secondo alcuni scienziati, queste donne sarebbero caratterizzate da una predisposizione genetica, la quale si manifesta nel periodo riproduttivo. Molto spesso, il dolore alla mammella è accompagnato dall’insorgenza di “granuli” che possono essere rilevati attraverso la palpazione.

La mastalgia non deve essere trascurata e le donne affette devono effettuare controlli regolari oltre che autopalpazioni per rilevare eventuali anomalie, poiché la displasia mammaria può complicare l’individuazione dell’insorgenza di altre condizioni patologiche a carico della mammella.

Quali sono gli esami da fare regolarmente

Il tumore al seno è una delle patologie cancerogeniche caratterizzate da un’elevata incidenza. Grazie ai progressi in campo diagnostico e in quello terapeutico, la probabilità di cura è aumentata rispetto agli anni precedenti.

Lo screening per il tumore al seno è di fondamentale importanza per prevenire l’insorgenza della malattia: infatti, alcune regioni come la Lombardia, offrono gratuitamente questi controlli per le donne con un’età compresa tra i 50 e i 70 anni.

I medici consigliano di effettuare le prime mammografie a partire dai 40 anni ogni 12-24 mesi; nel caso in cui si abbia una storia famigliare caratterizzata da tumori al seno è importante iniziare lo screening dai 35 anni.

Per quanto riguarda, invece, la visita senologica si deve eseguire ogni anno a partire da 25 anni; è un controllo molto importante che permette di rilevare la presenza di noduli, tuttavia non deve essere sostituta dalla palpazione “fai da te”.

Dolore al seno in gravidanza, quando inizia

Uno dei primi segni della gravidanza è proprio l’insorgenza del dolore al seno. Tuttavia, risulta molto difficile distinguerlo da quello che si verifica durante le mestruazioni. Per esempio, alcune donne sostengono che durante l’inizio del periodo gestazionale hanno avvertito un leggero fastidio nella regione mammellare, altre ritengono di avere avuto fitte dolorose, proprio come quelle del ciclo mestruale.

Il dolore al seno durante la gravidanza è dovuto a cambiamenti che si verificano nelle ghiandole delle mammelle.

In primo luogo, vi è un rigonfiamento delle cisti presenti nel tessuto fibroso. In secondo luogo, l’alterazione del sistema ormonale può comportare l’insorgenza del dolore.

Generalmente, questo fastidio dura per i primi tre mesi della gravidanza e si attenua nelle fasi successive. Non è necessario ricorrere all’utilizzo di farmaci, è più opportuno usare reggiseni che sostengano il seno più efficientemente e ridurre la quantità di sale a tavola. Anche l’attività fisica può essere d’aiuto, come una tranquilla passeggiata al parco per mezz’ora al giorno.

Trattamento per il dolore al seno

Il dolore al seno non richiede di alcun trattamento, poiché è destinato a scomparire in poco tempo. Tuttavia, nei casi in cui il fastidio persista si può ricorrere ad analgesici come il paracetamolo e l’ibuprofene che possono essere somministrati per via orale o con pomate da applicare sulla zona dolente.

In alcuni casi molto rari dove il dolore è particolarmente intenso e i farmaci analgesici non sortiscono alcun effetto, il medico curante può prescrivere farmaci come la bromocriptina o il danazolo. Il primo è un alcaloide che riduce la mastalgia diminuendo la concentrazione di prolattina, il secondo inibisce il processo dell’ovulazione. Entrambi i farmaci devono essere assunti con estrema cautela, poiché possono manifestare seri effetti collaterali.

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