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COS’È IL DIABETE

Il diabete fa parte delle patologie che interessano il metabolismo e il suo funzionamento che viene compromesso da una scorretta sintetizzazione dell’insulina.

Il glucosio che corrisponde agli zuccheri disponibili nel nostro organismo, serve per attingere energie in tutte le attività che si compiono.

Se la sua disponibilità è scarsa, si va incontro a non pochi problemi, non solo perché si ha poca forza a disposizione, ma perché tutte le cellule dell’organismo ne risentono.

L’energia, infatti, viene prodotta a partire dalle cellule e questo meccanismo si innesca in 2 modi.

  1. le cellule devono essere disponibili all’introduzione del glucosio che viene soddisfatta dal buon funzionamento dei cosiddetti “recettori”;
  2. è necessario che l’acceso degli zuccheri avvenga in base a una quantità sufficiente di un ormone detto insulina, che secerne il pancreas.

Se questo meccanismo non funziona alla perfezione si vengono a creare 2 forme di diabete:

  1.  quando il pancreas non produce una sufficiente quantità di insulina si va incontro al diabete mellito. Il termine “mellito” fa riferimento al “miele” ed è detto anche “dolce” in quanto il glucosio non riesce a penetrare all’interno delle cellule. Tale forma di diabete è anche detta di Tipo 1;
  2. quando, nonostante la presenza dell’insulina, questa non viene utilizzata dall’organismo perché le cellule non la accolgono. Da qui deriva il termine molto noto “insulino-resistenza“, un meccanismo che provoca l’aumento della glicemia nel sangue.

È così che si configura il diabete di Tipo 2 e l’aumento della glicemia nel sangue.

Le cellule di qualsiasi organo o tessuto che non hanno energia tendono a morire. La pericolosità del diabete aumenta di pari passo con il livello di glicemia nel sangue, ed è per questo che molti pazienti affetti da questa patologia dismetabolica devono tenere sotto controllo la dieta e assumere farmaci.

L’incidenza del diabete nel mondo interessa circa il 5% della popolazione e colpisce maggiormente le donne rispetto agli uomini. E’ più diffuso il diabete di Tipo 2 in maniera nettamente superiore rispetto a quello di Tipo 1

In Italia, invece, sulla popolazione totale i diabetici sono circa il 3% e la patologia è diffusa soprattutto tra gli ultra sessantacinquenni, mentre per le persone al di sotto dei 30 anni ha un incidenza di 3 su 100.

Il diabete non ha una cura definitiva, ma può essere tenuto sotto controllo con un’alimentazione adeguata, l’attività fisica e dei farmaci.

La causa primaria a tutt’oggi non è nota alla medicina, ma può avere una componente ereditaria e non è una malattia contagiosa.

Il diabete può anche comparire durante la gravidanza e viene detto “gestazionale”, per un cancro al pancreas o per una grave malnutrizione.

La prevenzione del diabete è soprattutto di tipo alimentare, nel senso che non bisogna abusare di cibi troppo zuccherini o di alimenti che contengono altri tipi di zuccheri, come la pasta o il pane. In ogni caso l’esordio del diabete è quasi sempre asintomatico e può essere diagnosticato con un esame del sangue.

I cibi consigliati con il diabete

Avere il diabete impone di modificare in modo sostanziale la propria dieta, che deve essere soprattutto povera di zuccheri.

Per non sbagliare anche nelle quantità è bene rivolgersi a un medico nutrizionista o al dietologo, sotto la supervisione dello stesso diabetologo, per conoscere quale deve essere il regime alimentare da seguire.

Ci sono dei cibi generalmente consigliati e che possono servire a convivere serenamente con il diabete.

L’obiettivo è quello di non andare in iperglicemia, in quanto la tendenza ad avere i valori alti può cronicizzare la malattia e portare a conseguenze molto serie, specie per il sistema cardiocircolatorio che per le funzionalità intellettive.

La dieta mediterranea ha alla base dei pasti principali una consistente quantità di carboidrati (pasta, pane, pizza, prodotti da forno, biscotti, ecc), quindi di molti zuccheri, contenuti anche nei latticini e nella frutta.

Gli zuccheri contenuti nei cibi sono sia quelli semplici che quelli complessi. I monosaccaridi sono quelli semplici quali il glucosio, il galattosio, il fruttosio, che si trovano rispettivamente nei carboidrati, nella frutta e nei latticini. Sono zuccheri semplici anche il lattosio, che si trova appunto nel latte, il maltosio e il saccarosio presente nello zucchero bianco che si usa per dolcificare il caffè, le tisane o altro.

L’apporto giornaliero degli zuccheri semplici non dovrebbe superare il 10%, e l’apporto dei carboidrati deve mantenersi al di sotto del 50% in un’intera giornata.

La dieta che segue un diabetico non è mirata a perdere peso, in quanto anche chi non è affetto da questa patologia dismetabolica, ha un apporto di calorie non dissimile, ma a mantenersi in forma. Il peso deve essere quanto più vicino a quello ideale, perché l’obesità con l’aggiunta del diabete è un grave fattore di rischio per la salute.

Ci sono degli zuccheri come il glucosio e il saccarosio, che si assorbono molto rapidamente e sarebbe il caso di limitarli sensibilmente, in quanto il senso di fame, e quindi il bisogno di altri glucidi, aumenta. Sono invece consigliati quelli complessi, a lento rilascio come per esempio nel caso del miele o delle patate.

Per limitare l’assorbimento degli stessi zuccheri bisogna mangiare tanta verdura, specie quella che contiene fibre idrosolubili.

Si avrà così un senso di sazietà soddisfacente e prolungato, senza sentire i morsi della fame in modo insistente tra un pasto e l’altro. Le fibre creano anche una sorta di barriera, che rallenta l’assorbimento intestinale mantenendo bassi i livelli di glicemia. La carne e il pesce che contengono proteine devono rappresentare un terzo dei pasti principali, mentre i cibi che contengono grassi “buoni” come gli Omega 3 e 6 o l’olio d’oliva extravergine, ma anche vitamine e minerali dovrebbero aggirarsi intorno al 30%. I grassi buoni sono quelli cosiddetti “polinsaturi” che prevengono l’aterosclerosi e difendono le arterie dai depositi di colesterolo. Questi ultimi sono tra gli effetti collaterali di chi è diabetico e vanno prevenuti a partire dalla tavola.

Si può seguire una dieta varia calcolando l’apporto di zuccheri di ogni cibo, ritardando o attenuando i sintomi.

Tra le verdure da mangiare e che contengono zuccheri a lento rilascio ci sono per esempio i funghi e i fagioli. Questi ultimi possono sostituire sia un piatto di pasta che l’apporto di proteine. I frutti consigliati che hanno un lento rilascio degli zuccheri sono le banane, i frutti di bosco, le mele, ma anche quelli tropicali come la papaia e il mango.

In genere per i farinacei si consigliano gli alimenti integrali e non raffinati.

Uno dei problemi che i diabetici si trovano ad affrontare sono i pasti fuori casa. Non è semplice concedersi di poter mangiare una pizza che, come è noto, è a base di farina bianca, la quale alza il picco glicemico dopo il pasto.

La soluzione potrebbe essere quella di ingerire della verdura a crudo prima, per rallentare l’assorbimento degli zuccheri.

Cosa non mangiare con il diabete

Come accennato ci sono cibi che è necessario eliminare completamente, se contengono zuccheri o comunque sono molto dolci.

Tra gli alimenti da mangiare con estrema moderazione ci sono anche le patate che contengono amido, e che si possono sostituire paradossalmente con quelle dolci che invece sono meglio tollerate dall’organismo di un diabetico.

Per colazione è meglio preferire cereali integrali ed escludere i biscotti preparati con farina bianca.

È noto che sono anche da evitare quei dolci raffinati e particolarmente calorici come i cornetti, le torte con la crema e i gelati che non siano a base di frutta.

Quali sono i possibili danni del diabete

I sintomi del diabete di tipo 1 di solito esordiscono all’improvviso e il corpo manda dei segnali molto precisi sulla presenza di valori elevati di glicemia.

La prima manifestazione di solito è una sete molto accentuata anche di notte e, di conseguenza, un aumentato bisogno di urinare(iperuria).

Il bisogno di maggiori liquidi da parte del corpo è conseguente al fatto che una maggiore quantità di zuccheri nel sangue richiede che vengano diluiti, per non sovraccaricare il lavoro dei reni.

Ecco per quale motivo il diabete comincia a fare da subito danni su questi organi preposti all’eliminazione dei prodotti di scarto.

Nel diabete di Tipo 1 può anche manifestarsi un indebolimento del sistema immunitario e, di conseguenza, una maggiore esposizione alle infezioni.

La stanchezza e la sonnolenza possono far parte del quadro sintomatico in quanto c’è un vistoso calo di energia, se la patologia non viene prontamente curata.

Si noterà anche una certa secchezza della pelle e del cuoio capelluto nonché di capelli e unghie che diventano fragili. In conseguenza dell’incidenza del diabete, si potrebbe anche verificare un dimagrimento che non ha spiegazioni plausibili.

I sintomi che, invece, riguardano il diabete di Tipo 2 possono anche non comparire subito, tanto che la scoperta di essere diabetici avviene a seguito un’analisi del sangue, dove la glicemia è alta. Con il passare del tempo si manifesta una sintomatologia simile a quella del diabete mellito. Con l’avanzare degli anni, si potrebbero anche avere problemi alla vista, eventuali ferite che guariscono con molta difficoltà, neuropatie, aggravamento di patologie senili come l‘Alzheimer e il Parkinson con problemi di memoria e intellettivi.

L’insulino-dipendenza

Come detto ci sono casi in cui è necessario integrare l’insulina con un farmaco apposito da iniettare ogni giorno.

Il diabete mellito riguarda anche pazienti più giovani, che sono affetti da una risposta anomala del sistema immunitario che distrugge le cellule “beta di Langerhas“, destinate alla produzione di insulina da parte del pancreas. La scienza medica ritiene che l’assenza di produzione di insulina dipenda sia da questioni genetiche che immunitarie. In altre parole si tratta di pazienti predisposti, il cui organismo produce degli anticorpi contro il pancreas e la sua funzione prima di produrre insulina.

Dove e come si cura il diabete

La scienza medica che si occupa di indagare e curare il diabete è l’endocrinologia.

È quindi consigliato recarsi da un endocrinologo specializzato in diabetologia, per indagare su questa dislipidemia.

La misurazione della glicemia avviene in 3 fasi:

  • a digiuno e non deve superare il 126 mg/dl
  • dopo 2 ore e nel frattempo si esegue il test dell’intolleranza al glucosio che non deve essere superiore a 200 mg8dl
  • dopo i pasti e che risulti superiore a 200 mg/dl

Sarebbe auspicabile anche considerare gli esami per la ridotta tolleranza al glucosio i cui valori di riferimento possono mettere in allarme per prevenire l’insorgere del diabete.

Come curare il diabete e vivere serenamente

Avere il diabete non preclude la possibilità di condurre una vita del tutto normale e le limitazioni si riferiscono solamente ai cibi da evitare e ai farmaci da assumere secondo la prescrizione medica.

È importante tenere sotto controllo i valori della glicemia con analisi del sangue periodiche e prescritte dal proprio medico curante che, in sinergia con l’endocrinologo, permette al diabetico di vivere serenamente. A questi esami vanno associati anche quelli di altre dislipidemie, come il colesterolo e i trigliceridi.

La dieta, che è più esatto chiamare “terapia nutrizionale“, che deve essere seguita con la massima attenzione e con il tempo diventa un’abitudine che non richiede più grandi sacrifici.

Inoltre, è importante tenere sotto controllo il peso corporeo, non solo per prevenire malattie come il tumore, ma anche quelle a carico del sistema cardiovascolare.

La cura per il diabete nel caso del Tipo 1 è, come detto, nella maggior parte dei casi l’assunzione dell’insulina più volte al giorno.

Per quanto riguarda i diabetici di Tipo 2, nella maggior parte dei casi non è necessaria l’insulina, ma una cura farmacologia, unita sempre alla dieta e all’attività fisica regolare.

In entrambi i casi sarà il paziente a essere responsabile del successo della cura del diabete, in quanto dipende dal suo impegno nel seguire le prescrizioni mediche riguardo sia alla nutrizione che all’attività fisica. Quest’ultima serve non solo a mantenere il peso forma, ma anche per abbassare i livelli di glicemia e avere muscoli efficienti.

La misurazione della glicemia può avvenire anche a domicilio, con un apposito kit, con il quale basta pungere un dito e ottenere la goccia di sangue. Il controllo può essere effettuato anche più volte al giorno e permette di capire se la dieta è adeguata, per evitare le complicanze che riguardano la cronicizzazione del diabete.

In tal modo è possibile non solo fare un’importante prevenzione, ma anche abbassare la probabilità di mortalità legata all’aggravarsi della patologia stessa.

Si può quindi vivere una vita normale con il diabete, anche nel caso interessi persone giovani.

In realtà si tratta di correggere alcuni valori che, grazie ai nuovi ritrovati della medicina anche per quanto riguarda il kit per la somministrazione dell’insulina, sono sempre più pratici e meno invasivi.

Si può anche praticare sport a livello professionale pur avendo il diabete e tra gli esempi più eclatanti di campioni rimasti nella storia dello sport, c’è lo stesso Cassius Clay alias Mohamed Ali’.

Nei casi di diabete giovanile di Tipo 1 è importante controllare i valori della glicemia prima e dopo ogni allenamento o prova sportiva. Per evitare un abbassamento repentino della glicemia a causa del maggiore impiego di energia nei soggetti affetti da diabete di Tipo 2 è, invece, sufficiente uno spuntino “preventivo” a base di carboidrati.

Molti sono gli atleti che raggiungono alti livelli agonistici con il beneficio di avere un ritorno terapeutico grazie al movimento, con il quale scaricare lo stress e sentirsi gratificati. 

Infatti lo sport per i diabetici è molto consigliato, per questo è nata l’ANIAD http://www.aniad.org/ l’associazione nazionale italiana atleti diabetici, per promuovere e promuovere dell’attività sportiva nelle persone diabetiche sia per il benessere fisiologico che apporta sia per il valore sociale dello sport.

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