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Paroxetina: a cosa serve e quanto smettere per non diventarne dipendenti

La Paroxentina è un farmaco largamente utilizzato in Italia per trattare la sintomatologia correlata a sindromi depressive, attacchi di panico, disturbi post-traumatici da stress e molto altro ancora. Le vendite superano, difatti, di gran lunga quelle della fluoxetina (Prozac). Un fenomeno simile si è registrato in America dopo il crollo delle Torri Gemelle, quando il consumo di Paxil (nome commerciale della Paroxentina) è aumentato al fine di trattare tutti i disturbi legati a quel tragico evento.

Vi sono, però, alcune doverose precisazioni:

  • il farmaco causa una rapida dipendenza chimica;
  • possono insorgere crisi d’astinenza in caso di sospensione improvvisa;
  • aumento del rischio suicidario all’inizio della terapia a causa di una maggiore aggressività sociale.

Vediamo ora nel dettaglio cos’è la Paroxentina, a cosa serve, quali sono le modalità d’assunzione e gli effetti indesiderati.Chiudiamo l’ampia pagina con un lungo approfondimento sull’iter da seguire per interrompere in piena sicurezza il trattamento.

Che cos’è la Paroxentina e a che cosa serve

La Paroxentina, farmaco antidepressivo, appartiene alla famiglia degli inibitori selettivi del reuptake della serotonina (SSRI) e viene utilizzata per trattare:

  • sindromi depressive;
  • attacchi di panico;
  • disturbo ossessivo-compulsivo;
  • disturbo post-traumatico da stress;
  • disturbo disforico premestruale;
  • cefalea cronica;
  • disturbi specifici della sfera sessuale;
  • disturbo bipolare (in associazione con altri farmaci).

Modalità d’assunzione della Paroxentina ed effetti indesiderati

La Paroxentina viene assunta quotidianamente a stomaco pieno per via orale; sono disponibili sospensioni, compresse normali e a rilascio controllato.

Gle effetti indesiderati sono molteplici e comprendono:

  • cefalea;
  • giramenti di testa;
  • astenia generalizzata;
  • nausea;
  • emesi;
  • dissenteria;
  • dolorabilità e bruciore allo stomaco;
  • dolori diffusi a muscoli e ossa;
  • intensa sudorazione;
  • secchezza delle fauci;
  • ridotta capacità di condurre i veicoli;
  • possibili reazioni allergiche (orticaria, prurito, rigonfiamento della lingua o della gola).

Il trattamento deve, infine, avere una durata tale da consentire la remissione totale della sintomatologia: i percorsi riabilitativi sono, comunque, abbastanza lunghi e possono arrivare a sfiorare l’anno.

Modalità di interruzione del trattamento a base di Paroxentina

L’assunzione di Paroxentina causa sgradevoli effetti indesiderati, ma la repentina interruzione della terapia prescritta può innescare una pericolosa crisi d’astinenza le cui manifestazioni principali comprendono ansia, insonnia, giramenti di testa e cefalea.

Prima di sospendere la cura è, perciò, fondamentale consultare il proprio medico curante.

Quest’ultimo pianifica generalmente un programma di “tapering” che si fonda sulla progressiva riduzione della dose assunta dal paziente.

Le linee guida standard parlano di una diminuzione progressiva del dosaggio in una percentuale pari al 10%, ma in taluni casi è preferibile definire un programma personalizzato sulla base delle proprie esigenze e condizioni.

Prima di procedere è, però, essenziale sostituire le compresse di Paroxentina a rilascio controllato con quelle normali. Le prime non devono, infatti, essere tagliate perché il corpo, in tal caso, riceverebbe una quantità di principio attivo incontrollata tutta in una volta.

I sintomi da sospensione talvolta non sono ben tollerati dal paziente; in tal caso gli scenari possibili sono due:

  • riduzione della dose assunta del 10% ogni 4 settimane;
  • sostituzione repentina del farmaco con un altro SSRI e sospensione graduale di quest’ultimo.

Devono prestare, infine, molta attenzione le donne: il farmaco, preso nel corso della gravidanza, può nuocere gravemente al feto ed è importante, previo parere medico, interrompere immediatamente il trattamento.

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