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Osteocondrosi, cos’è e come si cura ?

L’osteocondrosi, conosciuta anche come osteocondrite, è una malattia degenerativa, che provoca frammentazione delle estremità delle ossa. L’insorgere di questa patologia, ha un’influenza maggiore in coloro che praticano tanta attività sportiva, o che subiscono traumi continui. La malattia progredisce lentamente, consentendo di curarne i sintomi se presa per tempo, con terapie non invasive. L’insorgere della patologie, è maggiore nella popolazione di sesso maschile, causata soprattutto da intensa attività sportiva e lavori pesanti. 

Cos’è l’osteocondrosi?

Con il termine osteocondrosi si indica quella patologia che può colpire sia le ossa lunghe, che le ossa brevi, che comporta lo staccarsi della parte finale o iniziale dell’osso, cioè l’estremità, dall’osso restante non affetto da patologia. L’osteocondrosi potenzialmente potrebbe colpire tutte le ossa del corpo umano che siano dotate di epifisi e ipofisi, ma generalmente le ossa più colpite sono quelle che fanno parte delle articolazioni. La parte frammentata composta da una parte di osso e una piccola porzione di struttura cartilaginea adiacente, rimasta staccata dall’osso sano, è quella che può causare dolore, e viene identificata col termine tecnico topo articolare. Le articolazioni più colpite sono il ginocchio, l’anca e il gomito. Per molto tempo gli studiosi hanno indagato sulle cause che portano l’osso a frammentarsi, e l’hanno identificata in una degenerazione necrotica delle cellule che compongono il tessuto. Quando la cellula muore, si ha dapprima un indebolimento della parte, in seguito la frammentazione. Questo processo però è molto lento, e segue quattro stadi principali, nei primi due il processo degenerativo è ancora appena iniziato, e non destabilizza la giuntura articolare, negli altri due stadi finali invece la degenerazione è ormai a livello avanzato, e l’estremità dell’osso è in procinto di frammentarsi.

Cause dell’osteocondrosi

La causa dell’osteocondrosi è una necrosi della zona articolare, che di conseguenza si frammenta. Questa necrosi è di origine vascolare, si ha cioè un’interruzione del flusso sanguigno, i fattori che occludono i vasi sanguigni possono essere: l’insorgere di un’ischemia, fattori genetici oppure endocrini, intensa attività ossea dovuta alla normale evoluzione dell’apparato osseo umano, oppure traumi ripetuti e intensi causati dall’attività sportiva o dal lavoro pesante.

Sintomi osteocondrosi

Data la lenta evoluzione della patologia, la sintomatologia iniziale è molto lieve e moderata, in seguito, col passare dei mesi ma anche in alcuni casi di anni, i sintomi si aggravano fino all’impossibilità di muovere la zona colpita. Tra i primi sintomi, vi è un lieve dolore articolare, intermittente ed ancora non continuo, che denota la progressiva frammentazione dell’osso. In seguito si ha il peggioramento con un notevole aumento del dolore, causato dal frammento cartilagineo ormai libero nell’articolazione, che provoca forte dolore, gonfiore, versamento di liquido, che genera dolori sempre più frequenti, impedendo la mobilità nello stadio più avanzato e doloroso.

L’importanza della diagnosi precoce

Anche per l’osteocondrosi come per moltissime altre patologie è importante identificare in tempi i primi sintomi della malattia, per poter iniziare un trattamento non invasivo che consenta di ridurre l’intensità del dolore e l’insorgere del peggioramento delle lesioni della porzione di osso colpita. L’osteocondrosi può essere diagnosticata inizialmente da un esame della mobilità particolare, che se ridotta denota già i primi sintomi della patologia. Altri esami non invasivi che riescono anche ad indicare e far vedere al medico a che stadio è giunta la malattia sono la Tac (una delle analisi più invasive perché il paziente è soggetto a radiazioni, ma è l’esame più preciso), la risonanza magnetica oppure la radiografia( mostra come si forma il frammento osseo).

Terapia contro l’osteocondrosi

La scelta del medico su quale terapia seguire per contrastare la frammentazione dell’osso dipende molto dallo stadio cui il paziente si trova. Se la malattia è ancora al primo stadio e non si è verificata nessuna lesione, si prescrive la terapia conservativa, cioè il soggetto viene mantenuto a riposo da ogni attività sportiva o lavoro pesante per uno o due mesi, oppure viene applicato il gesso per immobilizzare la parte che risente della patologia. Una buona soluzione è anche la fisioterapia. Ci si può aiutare con unguenti e gel antinfiammatori con Ostelife di cui trovate una recensione sul nostro sito.

Se invece il paziente è allo stadio tre della patologia, è necessario ricorrere ad una terapia chirurgica, se il frammento è già libero nell’articolazione, il chirurgo provvederà a eliminare il frammento, liberando l’articolazione e ricostruirà la parte di osso mancante, trapiantando cellule ossee, che riescono a riprodurre la cartilagine. Se invece non vi è stata ancora frammentazione dell’osso, viene recuperata l’integrità dell’osso. 

Per contrastare il dolore viene iniziata una terapia con farmaci antidolorifici e antinfiammatori che alleviano il dolore intenso. L‘osteocondrite se presa in tempo viene completamente curata, quando colpisce il soggetto in giovane età addirittura tende a risolversi da sola con qualche piccolo accorgimento non invasivo, come la terapia conservativa, in età adulta invece può causare osteoporosi e dolore acuto cronico.

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