I disturbi dell’apprendimento sono spesso tanto evidenti quanto trascurati. Tra i più diffusi c’è la dislessia che, nonostante interessi circa il 3%-4% della popolazione scolastica, è ancora oggi poco conosciuta in Italia. Caratteristiche e sintomi sono quasi sempre totalmente ignorati sia a livello familiare che nella scuola, arrivando ad una diagnosi solo quando le manifestazioni sono lampanti. Anche la scienza, nonostante continui studi, non ha ancora ben chiaro le cause che provocano la dislessia.
Che cos’è la dislessia?
Come già accennato è uno dei più comuni disturbi dell’apprendimento: consiste in una grossa difficoltà nel leggere non riuscendo a decodificare un testo che appare, agli occhi di un dislessico, completamente disordinato. In alcuni casi si associa anche un problema alla scrittura e nella pronuncia e scansione delle parole. Fa parte dei così detti DSA (disturbi del neurosviluppo) che comprendono anche la disortografia (difficoltà nella scrittura a livello ortografico), disgrafia (difficoltà nella scrittura a livello grafico) e la discalculia (difficoltà nel comprendere e operare con i numeri). La dislessia è un disturbo permanete che grazie alle moderne tecnologie, può portare chi ne è affetto a condurre una vita normale.
La cosa importante non è tanto comprendere cosa sia la dislessia mo piuttosto cosa non è. Purtroppo difronte a tele disturbo è opinione diffusa pensare che sia indice di scarsa intelligenza o di pigrizia da parte del soggetto. Sono idee completamente prive di fondamento e palesemente errate, visto che la dislessia non è assolutamente indice di ridotte capacità intellettive. Un dislessico ha la stessa intelligenza, a volte anche superiore, di una persona ritenuta normale e con le stesse possibilità di avere successo nella vita.
Le cause della dislessia
La scienza non ha ancora assolute certezze sulle effettive cause che portano alla dislessia. Visto che molte persone affette da questo disturbo presentano altri casi in famiglia, si è giustamente considerato la componente genetica. I numeri in tal senso parlano abbastanza chiaro: il 49% dei genitori che soffrono di dislessia hanno un figlio con lo stesso disturbo.
Ci sono altre ricerche che invece hanno messo in evidenza come molte persone affette da dislessia presentino un’anatomia cerebrale con delle piccole diversità rispetto ad un cervello sano. In particolare sono i due lobi temporali, quelli deputati al controllo del linguaggio, che avrebbero dimensioni analoghe invece che diversificate come nella normalità (lobo sinistro più grande del destro).
Come si manifesta la dislessia
Ogni individuo dislessico rappresenta un caso a parte, manifestando segni che magari in altri soggetti non compaiono. I primi sintomi avvengono normalmente quando un bambino inizia a frequentare le scuole elementari. Spesso anche in età inferiori si possono già riscontrare le prime avvisaglie del disturbo, ma i genitori difficilmente riescono a rendersene conto. Il sintomo più evidente e comune a tutti i casi, è la difficoltà del bambino sia nella correttezza che nella velocità di lettura. Leggendo un testo un dislessico risulterà particolarmente lento commettendo ripetuti e continui errori. Un’altra manifestazione potrebbe essere la comprensione del testo scritto, indipendente sia dai disturbi in ascolto che di decodifica. Gli errori più comuni che compie un bambino dislessico sono l’inversione dei numeri o la sostituzione delle lettere. Oltre alla difficoltà di lettura si associa anche quella alla scrittura e in alcune operazioni di apprendimento come imparare le tabelline, la corretta sequenza delle lettere dell’alfabeto, dei giorni della settimana o dei mesi dell’anno. A Tutto questo si possono aggiungere una confusione a livello spazio-temporale (confondere la destra con la sinistra o l’oggi con il domani), difficoltà a esprimere verbalmente i pensieri, problemi nelle attività motorie e nella capacità di attenzione e concentrazione.
Affrontare la dislessia
Il primo aspetto importante è effettuare una diagnosi precoce. Quando un genitore o un insegnate ha dei sospetti di trovarsi di fronte ad un caso di dislessia, deve subito rivolgersi ad uno specialista. Attraverso particolari test si riesce a valutare se il bambino presenta un disturbo dell’apprendimento. Questo è importante perché spesso accade che il soggetto venga ingiustamente colpevolizzato, dando la colpa dei suoi problemi solamente ad uno scarso impegno o presunti problemi psicologici. Il risultato è una notevole sofferenza del bambino con un pesante senso di frustrazione, peggiorando notevolmente la situazione.
Una volta ottenuta la diagnosi quello che un genitore deve comprendere è chi il figlio dislessico è in grado di imparare qualsiasi cosa, solo con modi e tempi diversi dagli altri. Certamente il percorso scolastico per un individuo con disturbi dell’apprendimento sarà lungo e difficoltoso ma con l’aiuto combinato di terapisti, insegnanti e dei genitori, si otterranno ottimi risultati. Uno degli aspetti più importanti è migliorare il clima familiare per cercare di ridurre al minimo l’ansia da prestazione che subisce il bambino e farlo riappropriare dell’autostima perduta.
Come trattare la dislessia
Ci sono diversi strumenti che si possono utilizzare per aiutare un bambino dislessico. Si può intervenire con programmi riabilitativi da effettuare presso centri specializzati, utilizzare specifici software o attraverso trattamenti logopedici. La tecnologia è senza dubbio un grosso aiuto per un dislessico che può sfruttare software per migliorare le carenze cognitive divertendosi. Programmi che automatizzano il processo di lettura migliorando le abilità strumentali (velocità e correttezza) oppure programmi che si focalizzano sugli aspetti metacognitivi per meglio comprendere il testo scritto. Invece che utilizzare un tradizionale quaderno, un dislessico può fare uso di un editor di testi; un assistente vocale è un grosso aiuto per trasformare il testo digitale scritto in audio, allo stesso modo un traduttore automatico è un valido aiuto per l’apprendimento delle lingue straniere.
Personaggi famosi affetti da dislessia
La dimostrazione migliore di come la dislessia sia un disturbo che riguarda l’apprendimento ma non certo l’intelligenza di un individuo, sono gli innumerevoli personaggi famosi affetti da questa patologia. Per fare alcuni esempi eclatanti: l’Imperatore Napoleone Bonaparte, una delle menti più brillanti delle scorso secolo come lo scienziato Nikola Tesla, il 35esimo presidente degli USA John Fitzgerald Kennedy, il genio della musica Amadeus Mozart e il noto pittore Pablo Picasso. La lista è chilometrica con personaggi più vicini ai giorni nostri come il regista Steven Spielberg, gli attori Sylvester Stallone, Tom Cruise e Jennifer Aniston.
Certamente alcuni di questo personaggi essendo vissuti in epoche in cui la dislessia non era ancora conosciuta, non si può avere l’assoluta certezza che soffrissero di tale disturbo. Tuttavia, ci sono molte prove che supportano questa ipotesi